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Megaupload chiuso, tra finti nuovi siti e dichiarazioni di guerra digitale

Ultimo Aggiornamento: 22/01/2012 13:28
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22/01/2012 13:28
 
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Megaupload ormai un caso mondiale. Il popolare portale Web di materiale video, chiuso durante la notte italiana dall’FBI per ripetute violazioni della legge sul diritto d’autore, è ormai trattato come fosse l’ultimo baluardo della libertà su Internet. Nelle ultime ore stanno spuntando “nuovi” Megaupload e Megavideo come margherite, mentre Anonymous parla già direttamente di World Wide War, gioco di parole tra WWW e l’inglese per Guerra Mondiale.
I toni usati dal gruppo di hacker, o di hacktivisti come sono chiamati da alcuni, sono volutamente forti e pesanti. Secondo quanto dichiarato attraverso un comunicato che sarebbe stato diramato proprio da Anonymous, infatti, la chiusura di Megavideo e di tutti i siti collegati non è altro che la dimostrazione che il governo degli Stati Uniti, e potenzialmente qualsiasi altra amministrazione mondiale, starebbe cercando di imbavagliare Internet. Per questo motivo la comunità di Anonymous ha creato un link che ha generato l’operazione “OnMegaupload”, il cui obiettivo (raggiunto) è stato quello di bloccare per eccesso di traffico (tattica comune denominata DDOS) molti importanti siti dell’amministrazione USA, dal portale della Casa Bianca fino a quello della RIAA e di alcune major del settore entertainment. L’operazione si è diffusa tramite vari social network, tra cui soprattutto Twitter attraverso questo link e anche in Italia si sta diffondendo l’hashtag #primaguerradigitale.

Nel frattempo sulla rete sono fioccati i siti che affermano di voler sostituire Megaupload o addirittura di essere uno dell’amministrazione del sito nel tentativo di ripristinare il servizio in barba alle forze dell’ordine. Non abbiamo modo di sapere se questi siti, di solito bloccati dopo pochissimo tempo, siano effettivamente creati dallo staff di Megaupload o meno, ma ci sembra difficile. A quanto ne sappiamo, infatti, Kim Dotcom, fondatore di Megaupload, è per lo meno in stato di fermo e per questo ci sembra difficile che possa coordinare la rinascita del sito, per non dire che in questo momento deve avere ben altro a cui pensare.

Bisogna anche considerare una cosa: per quanto la mossa dell’amministrazione americana possa essere definita come almeno non tempestiva, vista la vicinanza temporale con i provvedimenti circa SOPA e leggi anti-pirateria, la posizione di Megaupload è obiettivamente indifendibile. Il sito, infatti, non si comportava come YouTube, che alla prima richiesta eliminava subito qualsiasi materiale protetto da copyright dai suoi server. Veniva sempre fatta una pulizia “furbetta”, che comunque portava gli utenti a tornare sulle sue pagine. La mancanza di un vero e proprio motore di ricerca interno, inoltre, ha incentivato la creazione dei siti esterni con i “link diretti” a ciò che si voleva vedere, dai film ai telefilm. Può non piacere, ma in questo caso la violazione del copyright è palese. Inoltre Kim Dotcom, al secolo Kim Schmitz, ha guadagnato dei bei soldi sull’affare Megaupload. Non bisogna trasformarlo in un paladino dei diritti del Web, perché i suoi guadagni degli ultimi anni, secondo quanto riportano anche importanti siti di news, sarebbero stati degni di un calciatore di Serie A e tutto si basava alla fine sulla violazione di una ben precisa legge sul diritto d’autore. L’azienda in questo momento sta cercando di difendersi come meglio può, ma la situazione appare davvero grave.

Non sappiamo come si risolverà la questione di Megaupload. Possiamo solo consigliare di stare attenti ai falsi siti civetta e di non cliccare a caso su link non affidabili. In questo momento Megaupload è fermo e difficilmente riprenderà ad operare (sempre che lo faccia) in tempi brevi.
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